E’ la prima volta che mi capita di decidere di far saltare un nostro spettacolo ad una settimana dalla rappresentazione dopo averla “programmata” e desiderata da mesi.
Mi sembra quanto mai doveroso motivare le ragioni di questa scelta radicale di cui mi dispiaccio ma di cui sono estremamente convinto.
Prima di tutto credo sia opportuno chiedere scusa al pubblico di Galatina e “all’organizzazione” per il disguido, seppur sono certo di aver messo tutti al riparo da conseguenze peggiori.
Questa spiacevole esperienza, dal mio punto di vista, mi fa crescere e riconoscere quali possano essere state le mie gravi responsabilità nel non essere stato capace di gestire la cosa con più chiarezza fin dall’inizio.
Ho sbagliato ad accettare la proposta dell’amico Raffaele fin da subito, sia in ragione della proposta di rimborso spese (che da bassa è diventata insostenibile per il rincari degli ultimi mesi), sia in ragione delle tante e troppe incognite legate ai costi aggiuntivi siae, che sarebbero dovuti essere definiti con assoluta chiarezza in modo tale da soppesare per bene e per tempo anche tale problematica.
Poi avrei dovuto sincerarmi di ottenere, fin da subito, determinate condizioni logistiche che ultimamente sono diventate, nostro malgrado, un problema importante dati dei fastidiosissimi problemi di salute di una nostra attrice che neanche a farlo apposta si sono accentuati in quest’ultimo periodo e non ci consentono più la stessa flessibilità di prima.
Avrei dovuto prevedere che l’adattamento dello spettacolo alle particolari condizioni del teatro messo a nostra disposizione e per cui credo di aver trovato una soluzione intelligente oltre che accattivante, avrebbe richiesto un impegno da parte nostra, che non tutti gli attori (non parte strutturale della compagnia per fortuna) sarebbero stati in grado di onorare fino in fondo nonostante le rassicurazioni.
Avrei dovuto prevedere che avrei avuto delle difficoltà dell’ultimo minuto nella gestione del viaggio, grazie al solito componente di turno che ci avrebbe costretti tutti ad un tour de force ai limiti della resistenza umana.
Avrei dovuto prevedere che tutto questo sarebbe potuto accadere in un periodo di vita privata e lavorativa, che mi averbbe lasciato pochissimi margini di energia e di entusiasmo necessari per affrontare le difficoltà e le incognite, che pure chi fa teatro deve mettere in conto di dover affrontare.
Il tutto condito da un alone di incertezza generale da parte dell’organizzazione (del tipo “vieni e poi vediamo”) che a 1300 Km fra andata e ritorno mi ha nettamente tagliato le gambe facendomi cedere di schianto di fronte alla tentazione di mollare tutto.
Il rammarico da parte mia è tanto perché ho sempre onorato tutti gli impegni presi.
E’ ancora più amara la rinuncia perché nonostante le difficoltà che man mano si presentavano ho sempre garantito in prima persona che avremmo portato con successo il nostro 12 a Galatina, perché la parola data per me vale più di qualunque contratto, al punto tale di aver messo in conto di pagare di tasca mia, laddove non sarebbe stato giusto chiedere un contributo di partecipazione a chi non se lo fosse potuto permettere .
Ci metto anche che mi sono sentito in ulteriore difficoltà ieri sera, nella fatidica telefonata risolutoria, quando ho sentito il rammarico di Raffaele (il direttore artistico della rassegna) che avrebbe dovuto investire più del dovuto per modalità di spese siae a noi sconosciute.
Date le circostanze e nonostante tutte le rassicurazioni da parte degli amici della compagnia Theatrum (che nell’ospitalità si sono sempre distinti), a mio avviso è stato più saggio dare fortfait onde evitare di mettere in condizione l’organizzazione di investire più del dovuto per vedere una compagnia che per 1000 motivi (molti dei quali non li ho nemmeno elencati) a mio avviso non sarebbe stata in grado di offrire uno spettacolo all’altezza delle aspettative.
In tutto questo, sarei stato comunque pronto a sopperire a tutte le deficienze provando anche il mattino stesso a Galatina ma non sono stato messo nelle condizioni fisiche e psichiche, da una parte e dall’altra, di poter spendere le mie ultime e residue forze che avrei donato volentieri.
Con queste condizioni seppur con l’amaro in bocca ho preferito soprassedere.
La mia/nostra figura non è stata delle migliori e ho/abbiamo di che riflettere, tuttavia non credo sono/siamo gli unici a dover fare delle considerazioni.
Io da parte mia chiedo venia e anche la possibilità di aprire un sano confronto con gli amici della compagnia Theatrum, a cui va tutta la mia solidarietà, per evitare che cose di questo genere non accadano più.