Il ritratto dell’umanità che Ionesco ci offre non si presenta se non in minima parte, come ricostruzione grottesca e paradossale di caratteri e di situazioni.
Nella “Cantatrice Calva”c’è la ricerca del senso e del perché della vita, un tentativo implicito o esplicito che si rinnova in tutte le opere di quest’autore, e che regolarmente fallisce perché alla fine comunque non c’è risposta.
C’è però un’ansia genuina che costituisce la forza drammatica e poetica di “questo modo di far teatro”.
Ionesco abbonda di vaniloquio, di luoghi comuni, di banalità, di personaggi dominati da una sorta d’automatismo psichico in moto naturalmente accelerato sino al delirio.
Le parole deformate, i meccanici giochi di rime e di assonanze, gli accostamenti e pseudo ragionamenti basati esclusivamente su affinità foniche tra vocaboli, i gargarismi vocali, l’ebbrezza comiziale di un’eloquenza fine a se stessa sono l’espressione e la conseguenza della confusione che regna in spiriti (personaggi) meschini, intrisi di tutte le risciacquature della società, raramente padroni di se, spesso doppi, sempre naturalmente ipocriti, ma per altro, impegnati ad ingannare se stessi, recitando la commedia della grandezza, o meglio, saremmo tentati di dire della verità.
I fantocci della ”Cantatrice Calva” sono le conchiglie vuote che le onde trascinano, schemi ormai senza contenuto in una società che continua a portarsi appresso le ampolle di essenze irrimediabilmente evaporate……
LA CANTATRICE CALVA è l’anticommedia per eccellenza, considerato tra l’altro il capolavoro del teatro dell’assurdo (da noi opportunamente riadattato), è rappresentato ininterrottamente a Parigi dal 1951 ad oggi.
Guarda la locandina
Guarda le foto