L’interprete femminile di questo dialogo teatrale (“Xanax” di Angelo Longoni), pur affidandosi a una tradizione consolidata di quella che un tempo si usava chiamare “attrice brillante”, inserisce, nel dar corpo al suo personaggio, un inquietante fattore di attualità quando assume una componente nevrotico-ossessiva come elemento che entra in corto circuito con la sottostante comicità della situazione.
Facendo leva su un corpo dinamicamente asciutto e irrequieto, e su registri vocali sempre in bilico fra accelerazione esasperata, falsetto e malessere nevrotico, Ilaria Verdini finisce per divertire e convincere il pubblico conquistandosene il consenso e la simpatia.